domenica 8 marzo 2009

Carta 08: i cinesi chiedono quello che la Cina non dà

da Confonrto.it

Nel 1977 in Cecoslovacchia apparve un manifesto chiamato Carta 77. Circa 250 personalità artistiche, politiche, filosofiche criticavano il governo e chiedevano un maggior rispetto dei diritti umani. Lo scrittore materiale della carta Vaclav Havel (nel 1989 eletto Presidente), fu arrestato e scontò cinque anni di carcere. In seguito quella protesta, seppur marginale, contribuì al passaggio della Cecoslovacchia da regime comunista a stato democratico. A sessant’anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (Washington, 1948) in Cina un gruppo di 303 persone ha firmato la Carta 08, che, rendendo omaggio al documento cecoslovacco, critica l’attuale politica cinese e chiede maggiori diritti umani in un Paese tristemente noto per il suo record di esecuzioni annuali.


A differenza degli anni ’70 nella Cina odierna a vantaggio dei promotori della Carta 08 c’è un mezzo d’informazione che, grazie alla sua delocalizzazione fisica, può rivelarsi molto dannoso per una regime come quello del Presidente Hu Jintao: internet. Nel giro di pochi mesi il documento ha viaggiato per blog e forum, spesso chiusi o osteggiati dal governo, ed ha aggiunto circa 8.000 firme, poca cosa rispetto al miliardo e 300 mila cittadini cinesi complessivi, ma da non sottovalutare per la composizione dei firmatari. I nomi sul documento, infatti, sono quelli di intellettuali, imprenditori, semplici cittadini e contadini, perfino alcuni funzionari governativi. Tra tutti spicca quello di Liu Xiaobo, celebre attivista per i diritti umani che, come i promotori della Carta 77, è stato arrestato (e non è stato l’unico), ma, stavolta, con un tempismo sorprendente. Due giorni prima del sessantesimo anniversario della Dichiarazione dei diritti umani, l’attivista è stato prelevato dalla polizia e rinchiuso in una località segreta con l’accusa di “cospirazione sovversiva contro la sicurezza dello Stato”. Ma cosa chiedono questi cittadini cinesi ai loro governanti per giustificare una reazione così negativa a questa iniziativa?

I firmatari denunciano l’assenza di diritti umani negati dallo Stato stesso e sostengono che “il governo esiste per la protezione dei diritti umani dei suoi cittadini” e proseguono ribadendo un concetto fondamentale di tutte le democrazie occidentali: “l’esercizio del potere dello Stato deve essere autorizzato dal popolo”. E non solo questo: la separazione dei poteri, la separazione fra Stato e religione, garanzia della proprietà privata e federalismo, sono gli altri punti fondamentali della Carta 08. Tutte critiche che di fronte a una qualsiasi classe governante occidentale potrebbero suonare giustificate, ma, purtroppo per loro, in Cina non c’è la democrazia e i governanti chiedono ai governati degli immensi sacrifici economici in nome di una ragion di Stato che, fin’ora, ha garantito uno sviluppo senza eguali e una ricchezza monumentale, accumulata nelle casse della banca nazionale. La recente crisi economica ha però incrinato notevolmente la fiducia dei cittadini in un patto sociale già palesemente unilaterale. La ricchezza accumulata non solo rimane nelle casse dello Stato senza venir distribuita, ma, per stessa ammissione del governo, sta subendo dei pesantissimi ridimensionamenti a causa di quella crisi globale che ha colpito anche l’intoccabile economia cinese e ha già portato al licenziamento di oltre dieci milioni di lavoratori. La classe media, quella istruita, quella con i computer e quella sul consenso della quale si basava il patto sociale che dà fiducia al partito unico cinese, ha cominciato a dubitare e ha chiedersi se non sia meglio reagire. Nella Carta 08 non si presenta una nuova proposta di governo, non si annuncia la nascita di un nuovo partito e non si professano azioni violente per sovvertire l’ordine costituito. In questo documento i cittadini chiedono ai loro governanti di prendere coscienza della loro esistenza anche come esseri umani e di tenerli in considerazione nella gestione del potere. Se da una parte ottomila firme non sono nulla sul totale dei cinesi, il fatto che siano state merito della diffusione via internet garantisce la possibilità di raggiungere, anche se con fatica, quasi tutti i possessori di computer.

Nel 1977 Vaclav Havel fu arrestato e dodici anni dopo diventò Presidente. Chissà che anche Liu Xiaobo, oggi, non possa incidere con la sua opera sulla vita di tanti cinesi. Sempre che esca vivo dal carcere.